Il 20 novembre, la Giornata dedicata ai Diritti dei Bambini, si è svolta quest’anno poco dopo la conclusione della Conferenza sul Clima che, nonostante alcuni risultati raggiunti, ha offerto ancora troppo poco per garantire alle nuove generazioni un futuro in un pianeta vivibile.
Sembra inoltre non aver considerato la Convenzione ONU dei Diritti dei Bambini che stabilisce che, in tutti gli Stati, i bisogni e le esigenze dei bambini devono essere considerati nella presa di decisioni.
Tra le misure menzionate dagli esperti c’è quella di includere l’educazione ai cambiamenti climatici nei programmi scolastici. Secondo molti studi, l’istruzione riduce la vulnerabilità alle catastrofi climatiche poiché le comunità informate sono maggiormente preparate e, conseguentemente, capaci di risposta. Ma offrire programmi didattici non basta se ogni anno 37,5 milioni di bambini non possono andare a scuola a causa di eventi meteorologici legati al clima (TheirWorld,2018) e un miliardo è attualmente ad altissimo rischio di impatto negativo derivante della crisi climatica (UNICEF, 2021).
Gli stessi problemi che a lungo termine danneggiano il pianeta, ora, adesso, danneggiano la vita dei bambini.
I bambini in Colombia e in Messico sono tra coloro che vivono un numero minore di anni in buona salute (3,7 per 1.000 sotto i 15 anni) a causa dell’inquinamento atmosferico. Quelli della Repubblica Ceca, della Polonia, del Belgio, di Israele e dei Paesi Bassi (1 su 12) vivono più di altri in aree inquinate da pesticidi. Nei Paesi più ricchi, 1 bambino su 25 rischia di essere esposto ad avvelenamento da piombo, che è responsabile di un numero di morti maggiore rispetto alla malaria, alla guerra e al terrorismo, influisce sulle funzioni corporee dei bambini molto di più che degli adulti perché il loro corpo è ancora in fase di sviluppo. Ha inoltre effetti negativi sulla capacità di attenzione e sulla memoria. L’inquinamento da pesticidi è, secondo molti studi, causa di leucemia e ritardi nello sviluppo. La carne proveniente da allevamenti intensivi con l’utilizzo elevato di antibiotici ha effetti sul sistema immunitario, endocrino e riproduttivo. L’inquinamento acustico – più elevato a Malta, nei Paesi Bassi e in Portogallo – produce nei bambini stress, riduzione delle funzioni cognitive e basso rendimento scolastico. A ciò si aggiunge l’inquinamento elettromagnetico e l’utilizzo dei dispositivi digitali nei primissimi anni di età, che crea ritardi nel linguaggio, così come l’uso precoce della tastiera nella scrittura crea ritardi nell’apprendimento della scrittura stessa.
Mancano gli spazi verdi, elencati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità tra i determinanti sociali della salute e della soddisfazione di vita.
Nei Paesi più ricchi, molti bambini vivono alienati nei confronti del gioco, della motricità e della natura, con forti difficoltà emotive e nell’apprendimento. Tali difficoltà spesso vengono attribuite a motivazioni neurologiche, ma prevalentemente sono dovute a situazioni ambientali ove l’innaturalità della vita impedisce anche il recupero di eventuali ritardi. (Daniele Novara).
Nei Paesi più poveri, i bambini sono doppiamente vittime dei danni ambientali poiché più esposti ai disastri naturali, alla mancanza di risorse per il nutrimento e l’accesso all’acqua pulita, e respirano aria tossica sia all’esterno che all’interno della propria abitazione.
In tutto questo noi adulti siamo assenti come genitori delle nuove generazioni. Continuiamo impegnati nella nostra corsa nella produzione di cibo attraverso una agricoltura, una pesca e un uso degli animali sproporzionato. Secondo le ricerche, proprio in questi settori anche gli esseri umani sono i più sfruttati ed è alto il numero di suicidi tra gli agricoltori e allevatori. Cosa può dire ai nostri figli questo modo di trattare la vita? Vi sono élite politiche che non vogliono ingerenze nel proprio sistema di valori e tradizioni, ma poi firmano con imprese estere contratti che provocheranno danni ambientali alla salute dei propri bambini per decenni. Altri credono che per difendere le nuove generazioni, sia maggiormente importante investire nell’acquisto di armamenti, ma è come se mettessero i propri soldati a difendere il fronte sbagliato. Le nuove generazioni non saranno al riparo dalla guerra se la lotta sarà per materie prime ed energia, in mancanza di una politica diversa di sviluppo e scelte per energie rinnovabili a cui tutti possono avere accesso. Le attività economiche saranno travolte dai disastri naturali e i consumatori sempre più malati. Gli impatti ambientali non rispettano i confini nazionali.
I bambini hanno bisogno di ambienti sani e sicuri in cui crescere. Noi adulti a tutti i livelli, dai genitori ai politici, dobbiamo cambiare rotta. La cooperazione internazionale è necessaria per trovare soluzioni globali, ma non aspettiamo che siano gli altri a prendere decisioni per camminare verso un modo di vivere diverso.
Da questo Natale, in questa fine dell’anno, ricominciamo a dare la priorità, come tutti gli altri esseri viventi fanno, alle nuove generazioni.
“Tutte le cose sono collegate come il sangue che unisce una famiglia. L’uomo non ha filato la rete della vita ma ne è solo un filo” (Laurentino Fontes, indigeno della zona del nord del Brasile, Progetto Mawako, Sinodo per l’Amazzonia)
Fonti: UNICEF Innocenti Report Card 17 – Luoghi e spazi, ambiente e benessere dei bambini, 2022