di Andrea Rossi, Direttore Generale FMSI

Come riportato sul recente report redatto dal Gruppo Intergovernativo di esperti sui Cambiamenti Climatici (IPCC), gli scienziati stanno riscontrando cambiamenti nel clima in ogni regione della Terra e in generale su tutto il sistema climatico.  Sfortunatamente stiamo vivendo sulla nostra pelle l’impatto drammatico di questi cambiamenti.

Qualche mese prima del report dell’IPCC, ad aprile 2021, con una decisione storica la Corte costituzionale tedesca di Karlsruhe ha stabilito che le misure di protezione del clima recentemente intraprese dal Governo tedesco siano di fatto insufficienti per proteggere le generazioni future.

La Corte ha ritenuto incostituzionale che gli obiettivi di riduzione delle emissioni fossero posticipati per così tanti anni e ha affermato che la proposta di legge non fornisce sufficienti dettagli riguardo le modalità con cui avverrebbero tali riduzioni.

I giudici della Suprema Corte hanno stabilito che i “diritti fondamentali a un futuro umano” dei giovani sono stati minacciati e che la legge, nel suo stato attuale, ha messo a repentaglio la loro libertà perché gli obiettivi fissati erano focalizzati su date troppo lontane nel futuro. Dalla sentenza: “Praticamente ogni libertà è potenzialmente interessata da questi futuri obblighi di riduzione delle emissioni poiché quasi ogni ambito della vita umana è associato all’emissione di gas serra ed è quindi minacciata da drastiche restrizioni dopo il 2030”.

Con questa sentenza la Germania si unisce ai Paesi che hanno preso decisioni in materia di sviluppo sostenibile per le generazioni future: molti di questi paesi hanno deciso di inserire un riferimento specifico nelle rispettive costituzioni (Bolivia, Ecuador, Germania, Kenya, Norvegia e Sudafrica hanno sancito nelle loro costituzioni i diritti delle generazioni future). 

La decisione di annoverare i diritti delle generazioni future tra i diritti sanciti costituzionalmente scaturisce da un dibattito sviluppatosi partendo dal principio guida per il quale i membri viventi di una comunità beneficiano dei sacrifici e degli investimenti fatti dalle generazioni precedenti: è pertanto responsabilità essenziale di ogni generazione proteggere i diritti delle generazioni future. 

Il dibattito sui diritti delle generazioni future è cominciato quasi 50 anni fa. The Stockholm Declaration on the Human Environment (1972) faceva già esplicito riferimento alle generazioni future nel contesto della protezione dell’ambiente. La Carta dei Diritti delle Generazioni Future è stata approvata dall’UNESCO e sostenuta da più di 100 Paesi nel 1991. I primi due articoli di questo documento sono piuttosto espliciti:

1. Le generazioni future hanno diritto ad una Terra indenne e incontaminata; esse hanno il diritto di godere della Terra che è il supporto della Storia dell’Umanità, della cultura e dei legami sociali che assicurano l’appartenenza alla grande famiglia umana di ogni generazione e di ogni individuo.

2. Ogni generazione, nel condividere in parte l’eredità della Terra, ha il dovere di amministrarla per le generazioni future, di impedire danni irreversibili alla vita sulla Terra nonché alla libertà ed alla dignità umana.

Anche al World Social Summit del 1995, i Paesi si sono impegnati per la creazione di un quadro d’azione al fine di “adempiere alla nostra responsabilità nei confronti delle generazioni presenti e future garantendo l’equità tra le generazioni e proteggendo l’integrità e l’uso sostenibile del nostro ambiente”.

Un aspetto importantissimo della salvaguardia di questi diritti è la partecipazione dei bambini e dei giovani che, prendendo posizione contro il cambiamento climatico, realizzano azioni fondamentali per un futuro sostenibile. Il documento The Future We Want è stato presentato durante la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno 2012 e cita: “Sottolineiamo l’importanza della partecipazione attiva dei giovani nei processi decisionali, poiché le questioni che stiamo affrontando hanno un profondo impatto sulle generazioni presenti e future e il contributo dei bambini e dei giovani è vitale per il raggiungimento dello Sviluppo Sostenibile. Riconosciamo anche la necessità di promuovere il dialogo intergenerazionale e la solidarietà riconoscendo le loro opinioni”.

Il 30 giugno 2021, in occasione della quarantasettesima sessione del Consiglio dei diritti umani, Brendan Pospischil – uno studente di 16 anni della Parramatta Marist High School – ha partecipato alla “Tavola rotonda sui diritti umani delle persone anziane nel contesto del cambiamento climatico” in rappresentanza di FMSI. Brendan ha affrontato il tema dell’impatto dei cambiamenti climatici nel suo Paese e raccontato la drammatica storia di “giovani che spingono i loro nonni in sedia a rotelle lontano dalle loro case in fiamme, maschere legate ai loro volti, bombole di ossigeno che lavorano senza sosta“.

Potete vedere il suo intervento completo qui.

La solidarietà è anzitutto un valore umano: posti di fronte a una pandemia, alle disparità di distribuzione di ricchezza e risorse, al razzismo o alla violenza di genere, la solidarietà si manifesta nel modo in cui gli individui si uniscono. Essa trova un significato più profondo, ulteriore, nella dottrina sociale della Chiesa che ci spinge a riconoscere il bene comune, la sussidiarietà ma soprattutto la solidarietà, uno dei principi basilari dell’organizzazione sociale e politica.

Nel diritto internazionale, la solidarietà dimostrata alle generazioni diverse dalla propria è un valore universale spesso indicato come solidarietà intergenerazionale o equità intergenerazionale: “la questione dello sviluppo sostenibile riferita, nel contesto ambientale, all’equità nella distribuzione intertemporale della dotazione di beni naturali o dei diritti al loro sfruttamento.” Questa concezione del principio giuridico di solidarietà implica una proiezione dei diritti fondamentali su una dimensione di tipo diacronico, testimoniando l’esigenza di affermazione della persona come membro di una collettività organizzata, con i suoi diritti e i suoi doveri, esercitati nello spazio e nel tempo.  

Il concetto di diacronia e intertemporalità è fondamentale per comprendere come, nel contesto specifico dello sviluppo sostenibile, siano necessarie azioni di solidarietà che vadano oltre le relazioni tra i rappresentanti attualmente in vita di diverse generazioni e abbraccino le generazioni future, che ancora non esistono.

Molti di noi tendono a prendersi cura di chi ci è vicino nel tempo e nello spazio: è naturale profondere sforzi e sacrifici volti a proteggere e migliorare il mondo per il bene dei nostri figli e nipoti (o i nonni come nel caso di Brendan), poiché ci sentiamo più vicini alla nostra famiglia, agli amici e a coloro che appartengono a gruppi con i quali ci identifichiamo. 

Ma cosa accade ai nostri simili che sono geograficamente e temporalmente distanti da noi? Non esiste infatti alcun fondamento etico che giustifichi come gli altri esseri umani possano essere trattati diversamente in base al luogo o alla data di nascita. 

Come recita l’Articolo 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”. La base per i nostri obblighi morali nei confronti delle persone future è quindi considerata semplicemente l’eguale attenzione e rispetto che dobbiamo a tutti gli esseri umani, indipendentemente non solo da dove ma anche da quando potrebbero essere nati. 

Paradossalmente, nel caso della sfida ambientale globale, le conseguenze delle nostre azioni presenti potrebbero non avere alcuna conseguenza sulle generazioni future poiché potrebbe non esserci più nessuno a goderne: l’intera umanità è ora a rischio.

Quando abbiamo preso decisioni cruciali negli anni ’70, ’80 e ’90 non siamo stati in grado di pensare appena oltre i nostri bisogni impellenti, esercitando azioni di solidarietà troppo limitate se viste nell’ottica della sopravvivenza della specie umana. 

Se avranno una seconda possibilità, le nuove generazioni di oggi e quelle di domani dovranno essere in grado di pensare non solo al benessere loro e dei loro nipoti, ma a quello della intera umanità a venire. Esattamente come noi non siamo stati in grado di fare. 

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[1] Nel gennaio 2020, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato l’iniziativa UN75 con l’obiettivo di aggiornare la precedente piattaforma con le attuali sfide globali, tra cui il covid-19.
[2] OECD, Glossario dei termini statistici

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